L’allenatore della Roma è stato ospite di Fox Sports Brasil nel programma Expediente Futebol, nel quale la settimana scorsa è stato invitato anche Mourinho, ed ha risposto a vari quesiti sulla Roma e il “futebol” brasiliano ed europeo.
Expediente Futebol è uno dei programmi di punta di Fox Sports Brasil, una sorta di Talk Show calcistico al quale partecipano giornalisti locali ed ex giocatori come Zinho, campione del mondo del 1994, ed Edmundo “o animal”, ex Fiorentina e Napoli. Data la presenza del coronavirus anche in Brasile, il programma viene svolto grazie a videochiamate ed ognuno interviene dalla propria dimora. La prima domanda rivolta a Fonseca è stata relativa alla Roma, ed egli ha con piacere affermato di essere felice di guidare la squadra della capitale, di essere stato accolto con affetto e di trovarsi in una realtà dove sta lavorando bene e con dei tifosi molto passionali. Successivamente è stato fatto riferimento alla tradizione nella Roma di avere giocatori brasiliani, e l’allenatore portoghese al riguardo ha commentato come la società abbia sempre un occhio sul mercato brasiliano, per giocatori giovani o già formati, anche se a disposizione hanno solo due posti per tesserare atleti extracomunitari. Relativamente agli arbitraggi, oggetto di un altro quesito, Fonseca ha elogiato la classe arbitrale italiana paragonandola a quella portoghese che sta affrontando una fase di trasformazione, di miglioramento e di avvio alla professionalizzazione. Per quel che concerne le sue esperienze da allenatore gli è stato domandato del suo passaggio per il Paços de Ferreira in Portogallo e sull’avventura sulla panchina della Roma, che ha il terzo miglior attacco della Serie A, e sul misurarsi con un calcio difensivo. L’allenatore lusitano, molto rilassato, ha espresso tutta la sua soddisfazione nel portare il piccolo Paços alla qualificazione in Champions League, ammettendo però la “complicità”, nel compiere un’impresa che è stata equivalente alla conquista di un titolo, del crollo nella medesima stagione di una delle tre grandi squadre del campionato portoghese. Ha di seguito poi raccontato come nella quarantena abbia avuto modo di studiare vari dati, e che, anche se il calcio italiano ha una immagine difensiva e tutte le squadre sono difensivamente molto forti, in realtà è il secondo campionato in Europa per reti realizzate, mentre prima è la Premier League che però finora ha disputato più giornate. A parere di Fonseca ciò dimostra che il calcio italiano è anche molto offensivo, ed ha sottolineato come lui stesso ami dominare il gioco, allenare una squadra offensiva, e come in questi pochi mesi alla Roma siano riusciti a costruire una squadra dominante e volta ad attaccare constantemente per creare occasioni da gol. Non poteva poi mancare la richiesta di un opinione sui due allenatori portoghesi presenti in Brasile, Gesualdo Ferreira, ex Porto, appena giunto al Santos, e Jorge Jesus, ex Benfica e Sporting ed attuale campione del Brasileirão e della champions sudamericana, la Libertadores, con il Flamengo. Con totale disponibilità, in una intervista dai toni amichevoli, Fonseca ha ricordato come a fine carriera da giocatore, quando già pensava ad essere allenatore, sia stato allenato dallo stesso Jesus, di come egli abbia influenzato la sua formazione da tecnico elogiandone particolarmente la grande preparazione tattica, tanto allora come attualmente. Ferreira invece lo ha descritto come un grande allenatore molto importante nella formazione dei giocatori, essendo in parte artefice del successo delle ultime generazioni dei calciatori lusitani. In Brasile il calcio è stato rivoluzionato tatticamente nell’ultimo anno da Sampaoli e dal portoghese Jesus, che hanno portato un calcio molto dinamico e offensivo caratterizzato da un continuo pressing alto. E’ nato quindi il paragone, in ambiente giornalistico, tra loro e gli allenatori brasiliani e il quesito, rivolto anche a Fonseca per l’occasione, se effettivamente il Brasile possa rappresentare un mercato interessante per i tecnici europei. Il Mister giallorosso prima ha voluto soffermarsi sulla figura di Jesus, di come in parte si sia adattato alla realtà brasiliana ma come soprattutto abbia portato con forza le sue idee e convinto i giocatori realizzando così una evoluzione tattica, ed ha inoltre rammentato come siano sempre state offensive, tattiche e dinamiche le squadre dell’attuale CT del Flamengo. In un secondo momento Fonseca ha quindi messo l’accento su come sia competitivo e difficile il campionato in Brasile, con tante squadre con possibilità di vittoria, e su come sia sempre più attraente per gli allenatori stranieri, e che anche lui andrebbe a lavorare nella terra di Falcão, ma adesso è totalmente concentrato sulla Roma. L’intervista è proseguita sul confronto tra i coach, in particolare tra la scuola portoghese, con un grade successo, e quella brasiliana che difficilmente esporta allenatori all’estero. Il tecnico capitolino ha testimoniato al riguardo il grande ricordo che ha lasciato nel suo paese Felipe Scolari, brasiliano ex CT del Brasile e del Portogallo, ed ha anche spiegato come nella sua nazione sia avvenuta una evoluzione nella formazione degli allenatori, grazie a un pilastro del calcio lusitano come Gesualdo Ferreira e all’impostazione di una struttura di insegnamento molto rigorosa e competente. Il successo poi di grandi allenatori come Mourinho ha gettato luce sull’intera scuola portoghese, caratterizzata dal creare professionisti in grado di adattarsi a differenti realtà. Un po’ come accade ai calciatori brasiliani che riescono a trionfare in tutto il mondo, ha commentato Fonseca, dilungandosi su come lui stesso ne abbia allenati tanti, e su come sia stato aiutato molto dai brasiliani per ambientarsi in Ucraina nella sua esperienza allo Shaktar. Alla Roma attualmente allena Juan Jesus e Bruno Peres, del quale ha elogiato il ritorno a buoni livelli. Mauro Naves, decano dei giornalisti sportivi brasiliani, durante la cordiale intervista, ha raccontato al tecnico lusitano come abbia acquistato tre libri da leggere in quarantena, uno di Mourinho, uno di Klopp ed un altro di Guardiola. La domanda è stata quindi quale di questi tre libri avrebbe rappresentato un regalo gradito per Fonseca. Il CT romanista, dopo aver sorriso e detto di averli già letti, ha spiegato come Mou sia stato un grande innovatore per il calcio portoghese ed una grande bandiera per la visibilità del movimento calcistico lusitano. Klopp lo ha definito l’allenatore “na moda”, alla moda, che ha costruito una grande squadra avendo a disposizione un buon tempo di lavoro, Pep è invece il suo prediletto, lo ammira molto e a dir suo difficilmente ci sarà un altro allenatore di questo tipo e livello. Il Mozambico, ex colonia portoghese, ha dato i natali tanto a Fonseca come ad Eusebio, pallone d’oro e fenomeno del calcio portoghese tra gli anni ’60 e ’70, ma dovendo scegliere tra quest’ultimo e Cristiano Ronaldo, il tecnico capitolino si è espresso a favore dell’attuale attaccante juventino, del quale ha potuto osservare pienamente la carriera a differenza di Eusebio. Interessante poi l’osservazione sulla nazionale brasiliana che dal 2002, quando sollevò la coppa del mondo l’ex giallorosso Cafu, non riesce ad arrivare a una finale mondiale. Fonseca, rispondendo agli interlocutori di Fox Sports Brasil, ha manifestato di credere che in Europa ci sia stata una evoluzione a livello tattico e mentale. Ed anche se i giocatori brasiliani continuano ad essere singolarmente i migliori dal punto di vista tecnico, dal punto di vista collettivo non raggiungono quella professionalità e mentalità che è difficile trasmettere a un gruppo di lavoro. A detta di Paulo Fonseca, in Europa, invece, le nazionali usufruiscono della possibilità di far giocare come base del gruppo dei titolari calciatori di una stessa squadra, ad esempio il Barcellona per la Spagna che ha vinto tutto o il Bayern Monaco per la Germania. La mentalità vincente acquisita nel club ed il maggior numero di giocatori di una sola squadra a disposizione, fa sì che le nazionali europee possano avere la meglio a livello mondiale. Sul finire della intervista la Roma è tornata ad essere l’oggetto di discussione, ed è stata rivolta al tecnico lusitano la domanda che spesso si pone nell’ambiente di una squadra che si ritrova nella medesima situazione attuale dei giallorossi. João Guilherme, il conduttore di Expediente Futebol, ha chiesto se la Roma, che è quinta in campionato a tre punti dall’Atalanta e in Europa si ritrova ad affrontare il Siviglia, avesse come obiettivo principale la conquista dell’Europa League o la qualificazione in Champions League raggiungendo il quarto posto. Fonseca ha spiegato che la Roma è in un periodo di transizione, in un anno zero nel quale si sta lavorando per porre le basi per un futuro vincente, ed anche se altre squadre hanno la possibilità di spendere di più, rimane l’ambizione per il futuro di lottare con loro. Ritornando all’attualità della stagione in corso il portoghese ha poi affermato che vorrebbero tornare in Champions League, ma, se fosse possibile, anche attraverso la vittoria dell’Europa League, nonostante il Siviglia rappresenti per la storia che ha nella competizione europea un ostacolo difficile, ma l’idea è quella di poter arrivare il più lontano possibile. Il commiato, dopo una interessante chiacchierata, è stato cordiale e con sorrisi, con Fonseca che ulteriormente interpellato ha nuovamente ricordato che non direbbe no alla possibilità di allenare in Brasile e che ammira molti giocatori brasiliani, ma non ne nomina nessuno altrimenti sulla stampa scriverebbero subito che il citato è un obiettivo di mercato della Roma.