IL RISULTATO DELLA RIUNIONE TRA ANCELOTTI E RAIOLA E UNA SQUADRA CHE PER IMPORSI DEVE SFUGGIRE AI SUOI LIMITI.
La vittoria di Salisburgo, la prima in Champions fuori casa dopo tre anni, ha anestetizzato alcuni problemi e chiarito ancor di più che ne sarà di Insigne in questa stagione, forse. Dopo le incomprensioni presunte o reali, qualcosa c’è stato viste le scuse pubbliche del numero 24, e la riunione a Castel Volturno tra allenatore, Lorenzo, Raiola e Giuntoli, il risultato immediato è apparso nella partita contro il Verona. Il “Magnifico” schierato come punta / numero 10 dietro a Milik, disputando anche una gara brillante, buoni scambi con Younes, che occupava la fascia sinistra, qualche assist e buona cucitura in fase offensiva del gioco. E di nuovo in Champions, inizialmente accantonato causa turnover, entra in campo, per poi risolvere la sfida, al posto del messicano Lozano. Quindi, l’indicazione arrivata dopo il chiarimento collegiale in quel del centro di allenamento del Napoli, è che Insigne non gioca più da esterno di centrocampo ma è tornato a far parte come l’anno scorso delle punte, ruotando con Mertens, Lozano, Milik e Llorente, cinque punte. La fascia sinistra, dove Insigne ha fino ad adesso mal figurato complice anche una condizione fisica iniziale scarsa, dovrebbe vedere come protagonisti in rotazione Zielinski, Fabian Ruiz e Younes. Secondo la Gazzetta però, la possibile formazione contro la Spal di domenica prevede Insigne di nuovo a sinistra, considerando che Zielinski e Ruiz comporranno il duo centrale di centrocampo mandando a riposare in panchina Allan. Probabilmente causa ragioni di turnover e una squadra sulla carta di livello basso da affrontare è plausibile questa soluzione, ma sarebbe un controsenso rispetto alle ultime decisioni di Ancelotti. Che stia in forma o meno, in questa sorta di 4-4-2 la cui interpretazione cambia a seconda degli interpreti, Insigne l’esterno lo può fare al massimo per quarantacinque minuti. Difficilmente torna in copertura o mantiene una posizione più vicina ai centrocampisti, e se torna indietro non ha davanti la lucidità richiesta per andare al tiro o eseguire un assist con efficacia. C’è tanta ricchezza in attacco e sulla fascia sinistra, incredibilmente un’unica soluzione sul lato destro, il solito Callejón, l’equilibratore, che bene si mantiene ma è assurdo che non abbia un sostituto. Lozano sembrava essere arrivato anche per essere un’alternativa al veterano spagnolo, senza dubbio più intento ad attaccare che a difendere, ma “Carletto” per adesso lo vede solo come punta. E per adesso il messicano non si vede, qualche scatto, movimento e nulla più. Ci vuole tempo, si deve abituare a tutto, a un calcio totalmente diverso, alla lingua, il cibo, abitudini, allenatore, compagni e rotazioni. Sarà difficile gestire tanti attaccanti a disposizione, e se il turnover è un modo, lo stesso turnover dà fastidio agli attaccanti, che lo manifestino o no, la mancanza di continuità toglie certezze, forza mentale e l’opportunità di ritrovarsi. Per Lozano è evidente, Milik lo dice anche a parole, nel frattempo Llorente che ha risolto partite a inizio stagione è tornato a fare la riserva essendo tornato il polacco in auge, ma non è uscito dalle rotazioni per i due posti davanti e a cui si è aggiunto Insigne. Se ci saranno risultati ovviamente “lazzi a scazzi” saranno tenuti a bada, ma oltre a queste questioni il Napoli ha un problema forte di solidità difensiva e mentale. E’ una squadra che sembra aver paura di essere grande, o meglio inizia in scioltezza le gare, spreca e poi appare quasi la necessità di perdersi, la difesa che inizia ordinata si scioglie e si crea problemi da sola ancor prima che gli avversari pensino di poter essere insidiosi, e la copertura del centrocampo a parte Allan è blanda e complice. C’è tanta ricchezza e qualità nella rosa, Elmas è un altro gran giovane calciatore, eppure a centrocampo sembra mancare qualcosa, un giocatore un po’ più maturo, che dia i tempi alla squadra e faccia scorrere la palla senza portarla. Meret prende gol e fa miracoli, avendo davanti una squadra che difficilmente sarà sempre la stessa e che forse per questo tarderà a trovare equilibri duraturi. Un altro aspetto è quello di necessariamente dover diventare “più figli di…”, essere maliziosi. E per far sì che ciò diventi un qualcosa di sistematico, lo si ottiene o con l’esperienza dei propri calciatori o con l’addestramento, e in questo caso spetta ad Ancelotti salire in cattedra. Tentare di tenere palla, perdere tempo sul finale di gara con il risultato a favore invece di tentare un dribbling e regalare la palla agli avversari, e soprattutto i falli. Quando la squadra avversaria recupera il pallone, difficilmente il Napoli fa un fallo/falletto per “spezzare” l’azione dei rivali per evitare pericoli con la squadra mal posizionata in campo o che corre all’indietro. La vittoria contro il Salisburgo in Champions ha portato tranquillità all’ambiente, e l’abbraccio tanto ricercato dal capitano con l’allenatore dopo il gol vittoria ha per adesso rassenerato i rapporti nello spogliatoio, ma non risolto tutte le difficoltà dentro e forse fuori dal campo. L’eventuale risultato positivo contro la Spal può portare ulteriore convinzione, per le certezze c’è ancora da aspettare, però il potenziale, considerato il valore di tecnico e calciatori, rimane molto alto.